voglio suggerire una mostra, quella per i 100 anni di un maestro dell’arte del ‘900: Emilio Vedova. L’esposizione è visitabile ancora per poco a Milano, nella sala delle Cariatidi a palazzo Reale. Naturalmente rimando alle biografie e alla amplissima documentazione bibliografica quelli che vogliono approfondire. In questo spazio mi limiterò alle mie personali sensazioni, suggestioni, annotazioni…
Il luogo innanzi tutto, molto bello e pieno di stimoli visivi, dalle “cariatidi” che si susseguono lungo i muri perimetrali e sulle quali il tempo ha lasciato tracce di disfacimento, ai grandi specchi che riflettono, in un continuo rimando tra dentro e fuori, le opere in mostra. Poche opere del primo periodo, formalmente di derivazione “costruttivista”, con piani e colori ben definiti, qualche passaggio intermedio e poi quella che sarà la sua “definitiva ricerca”: gesto, movimento, superficie, dal bidimensionale al tridimensionale.
Ed è proprio questo aspetto che maggiormente mi intriga; le sue sculture sono archetipiche, per associazione mi rimandano agli igloo di un altro grande maestro come Mario Mertz. In un caso come nell’altro si situano ben al di fuori delle ricerche strutturali di altri artisti, sembrano arrivare da altri mondi o anche da antiche civiltà. Sono codici primari, linguaggi essenziali, simboliche e allo stesso tempo oggettive.
Vedova piega il suo gesto e le tracce cromatiche, bianco/nero e poco più e lo fa sostenendolo con costruzioni che sembrano baracche affastellate casualmente, con porte e finestre che si aprono improvvisamente, squarci nel legno per vedere attraverso, non esiste un dentro e un fuori ma solo un percorso emotivo nel suo fare pittorico.
Ci sono naturalmente le sue grandi tele, i tondi bifrontali, in questo caso appoggiati in bilico o sospesi. Gesto pittorico ma anche sovrapposizioni materiche, intrusioni e brandelli di carte stampate.. Per chi non lo conosce, suggerisco di visitare lo spazio per lui costruito da Renzo Piano a Venezia, una enorme scenografia in movimento, dove le opere si posizionano secondo uno schema prospettico attraverso braccia meccaniche che le trasportano come le quinte di una rappresentazione teatrale.
I grandi maestri continuano a trasmetterci la loro energia vitale, anche dopo molto tempo dalla loro scomparsa. Vedova la fa con un linguaggio deciso, senza nessun infingimento o leziosità, le sue opere non nascondono misteri, sono magmatiche e istintuali, feroci ma anche poetiche, concettuali e basiche, chiuse e aperte…