il progetto riguarda una realtà specifica della città di Genova ed una sua precisa collocazione urbana ma può anche intendersi come modulo progettuale applicabile in molte situazioni delle nostre città, dove i problemi legati all’integrazione razziale- culturale- generazionale sono presenti in minore o maggiore misura.
L’arte sempre più esce dai luoghi deputati, da molti anni ormai circola nei bar, nei ristoranti, lungo le strade, dapprima come provocazione e via via sempre più come necessità di libera espressione e di coabitazione.
La strada è il luogo di tutti, il contrario dei “non luoghi” anonimi e spersonalizzanti, dopo anni di chiusura all’interno degli spazi privati si sente forte il desiderio di riprogettare il fuori e soprattutto di viverlo come espansione del proprio modo di esprimersi.
I centri storici sono luoghi privilegiati, in tutti i casi, perchè accorciano le distanze, “costringono” ad accorgersi delle variazioni, dei mutamenti del paesaggio urbano, dei comportamenti dissocianti e dissociati.
Il gesto d’arte, l’arte su strada, la performance urbana e tutto quello che attrae i nostri sensi, il movimento e e i suoni delle città sono racconti contemporanei, poesia visiva e sonora…
- città di frutta e verdura, fotografando i fruttivendoli
- città ispirate ai disegni per stoffa, con l’aiuto del sarto africano
- città con materiali di scarto dei ceramisti
- la città di pane
- usare tutti i possibili luoghi come spazi espositivi- botteghe, davanzali, interni di palazzi, muri, anfratti…
- la città con i materiali di scarto-remida
- pezzi di città appesi tra una casa e l’altra come panni stesi
- azioni vocali e di movimento