Quella con Luzzati è stata una lunga amicizia e collaborazione professionale.
Coca ha conosciuto Lele a un festival di Murgia più di quarant’anni fa; a Montecatini, invece, a un Festival del bambino permanente, organizzato da Teresa Mattei, l’ho incontrato anch’io. Trent’anni fa, nell’estate del 1989, quando a Forte Sperone Luzzati installò “Nel ventre della Bastiglia”, evento teatrale della Compagnia della Tosse per il bi-centenario della Rivoluzione Francese, e da lì è nata la nostra amicizia e la collaborazione.
Nel 2001, con l’apertura del Museo Luzzati a Porta Siberia, Lele ci ha chiesto di occuparci dei laboratori e della parte didattica dell’esposizione, e da quel progetto è nata una serie di sperimentazioni sulle sue tematiche artistiche, attività che sono state proposte fino alla recente chiusura del museo.
La nostra collaborazione ha sviluppato quelle tematiche (la scenografia, l’illustrazione, e la città di Genova come fonte di ispirazione e come lavoro sul collage) che sono diventate parte fondamentale del nostro lavoro e della nostra proposta.
Inoltre da questo rapporto siamo entrati in contatto con tanti artisti come Flavio Costantini, al quale ci siamo ispirati per laboratori creativi dalla grafica alla terza dimensione.
Luzzati è stato fondamentale: il suo approccio, non metodologico, di “arte applicata” (anche a lui non amava la parola “artista”) era completamente diverso da quello di Munari, che invece era molto più scientifico e rigoroso nell’impostazione. E questa libertà di metodo lo ha portato a darci spazio, proprio perché la nostra esperienza con Munari ci ha dato modo di osservare il lavoro di Lele e proporlo per i bambini e le classi in visita al Museo e non soltanto.
Anche se la nostra collaborazione con il Museo era cessata da tempo, continuiamo a fare teatrini ispirati a Luzzati e a Costantini e dedicati a Genova. In questo periodo al Palazzo Ducale e ai Luzzati Lab si ricorda la figura di Lele e il suo lavoro con una mostra “Labirinto Luzzati” e “Dal bozzetto al palcoscenico”.